Condizioni d’uso e privacy di social e siti web: quanti le leggono? Servono veramente?

Il caso Zuckerberg e Cambridge Analytica ha fatto esplodere la questione della privacy nel mondo del web. Il cuore della questione è non tanto quali siano i dati forniti, quanto la presa di coscienza dell’utilizzo che chi li riceve farà degli stessi. Tutto questo dovrebbe essere riportato nelle condizioni d’uso che è obbligatorio spuntare, confermandone la lettura, al momento della registrazione.

Questo vale sostanzialmente per qualunque social o portale che richiede log in. Il cuore della questione è costituito da due aspetti fondamentali: quello che comporta l’accettazione o non accettazione delle condizioni d’uso e l’esposizione delle stesse.

Come sono le condizioni d’uso e in quanti le leggono

Parlando delle condizioni d’uso di Facebook, durante l’interrogatorio dei giorni scorsi a Zuckerberg, il senatore Kennedy a semplicemente commentato, senza mezzi termini: “Fanno schifo”. Come contraddirlo? È vero, le condizioni d’uso di Facebook, come di qualunque portale che richieda registrazione, “fanno schifo”. Si tratta di papiri lunghissimi, esposti in una terminologia complicata con numerosi riferimenti a codici e sottocodici e a norme di legge: di fatto nessuno vi capisce nulla.

Questo è principalmente il motivo per il quale il 99% delle persone prosegue la registrazione, dichiarando di aver letto le condizioni d’uso, quando non è così. Anche quell’1% che si impegna a sfogliare il testo, di fatto ne capisce ben poco. Ecco, quindi, che ci si ritrova a cedere i propri dati e a permettere ai siti di cederli ad altri siti e così via. Nel caso di Facebook c’era stato un errore all’origine, ma nella maggior parte dei casi si tratta veramente di azioni approvate dallo stesso utente.

Alla luce dello scandalo Cambridge Analytica, l’Europa ha avanzato una proposta di legge, ancora in definizione tuttavia, con la quale i regolamenti dovranno essere più leggibili. Facebook si è mostrato d’accordo. In tutti i casi oggi ancora non ci sono norme, quindi si è allo sbaraglio. Il punto di partenza per la difesa della privacy degli utenti, sarebbero essi stessi.

Fatto sta che le norme d’uso vengono lette solo quando si tratta di fornire dati sensibili su portali su cui si fanno investimenti o si possono incassare vincite. In questi siti, tra l’altro, dove la fiducia fra erogatore di servizi e utenti è elemento fondamentale, molto spesso capita di trovare regolamenti molto più chiari rispetto a quelli dei social network. Un esempio classico sono i siti di slot vlt gratis, in cui funziona tutto in modo trasparente e chiaro.

A che cosa servono le condizioni d’uso?

I cosiddetti “termini e condizioni d’uso” di un sito internet sono qualcosa che, come detto, nessuno guarda, ma che di fatto sono importanti per una questione legale e di correttezza. In questi lunghi regolamenti vengono sostanzialmente stabilite le regole, come in un contratto, fra l’utente e il sito web. In alcuni casi l’accettazione delle condizioni è indispensabile per poter accedere al sito o usufruire di un servizio.

Uno dei termini e condizioni d’uso più accettati è sicuramente quello di android o di apple. Forse nessuno ci pensa, ma quando si acquista un nuovo telefono e si inserisce una sim card, all’accensione va spuntata una casella di accettazione di questo genere. Se si rifiuta non è possibile utilizzare il sistema operativo, di conseguenza è obbligatorio accettare le condizioni. Così accade per tanti altri servizi.